Molti signori della foresta non amano declinare i loro nomi, lasciandosi piuttosto riconoscere dal portamento e dalle vesti:
Sul profilo degli alti boschi le abbaglianti luci del tramonto tracciano magici e misteriosi sentieri luminosi .
E, lontanissimo, il soffio dei tropici scarmiglia bruscamente la chioma delle palme, che sembrano compiacersene.
Il tempo e l’uomo hanno trasformato e nobilitato i legni delle baite montane, le modeste staccionate dei sentieri alpini, i vecchi tronchi abbandonati.
Così il forte e nobile larice è capace di rivelare insospettati preziosi riflessi; semplici recinzioni o antichi “nodi” ostentano motivi che ricordano l’optical art; i corpi annosi del pinus pinea lasciano scivolare nella macchia toscana preziosi umori resinosi di cui s’immaginano le forti, evocatrici sensazioni olfattive.
L’uomo lascia segni laceranti nei tronchi aggrediti dalle lame .
Il fulmine e lo schianto di una caduta producono ferite e traumi, però esibiti con orgoglio.
Con la sapiente regia del tempo funghi, muschi, licheni tracciano nei legni tavolozze e plasticismi, degni di sapienti scalpelli e pennelli.
Dai cerchi impressi inesorabilmente sui tronchi cola un rivolo d’umore vitale, quasi dolorose stimmate del tempo.
Memoria e fantasia sono capaci di trasportare i segni in magiche realtà oniriche.
Non di rado, complice il vento o la nebbia, appaiono quadri informali, capolavori di una natura che è sempre grande protagonista.